Ricordate la favola della rana e dello scorpione? Nella versione moderna il titolo potrebbe essere “la favola dello Stato italiano e di Alitalia”. Identico finale. 

Stavolta per salvare quel pozzo senza fondo chiamato Alitalia rischiamo di uccidere il turismo, le imprese e il diritto alla mobilità dei cittadini. Il motivo? Gli articoli 198 e 203 del decreto rilancio obbligherebbero le compagnie low cost straniere ad applicare ai propri dipendenti le stesse condizioni di Alitalia. 

Risultato? Compagnie estere in fuga dall’Italia, prezzi dei biglietti alle stelle, isole come la Sicilia condannate all’isolamento totale e un danno incalcolabile al turismo e all’economia del Paese. Un autogol devastante.

Ma non basta, nonostante da anni continuiamo a pagare vagoni di miliardi per Alitalia e nonostante adesso gli azzoppiamo pure tutti gli avversari intorno, i prezzi dei biglietti dell’ex compagnia di bandiera continuano a crescere sempre di più mentre importanti tratte vengono cancellate da un giorno all’altro, ieri è toccato ai voli da Trapani verso Roma e Milano, ad esempio. 

Pretendono il monopolio, ci devono costare “un botto” e il servizio deve essere pessimo e costoso. Un capolavoro.

Non possiamo più permettere che i problemi di Alitalia siano ancora una volta i cittadini italiani a pagarli, l’ho già detto alla Ministra Paola De Micheli e al Ministro Stefano Patuanelli sollecitandoli ad intervenire immediatamente. Era ingiusto prima e lo è maggior ragione adesso con migliaia di imprese in ginocchio per la crisi. 

Bisogna cambiare, in fretta.