Una pausa per il senatore Davide Faraone, impegnato da due giorni a Palermo con la terza edizione della scuola di politica under 30 «Futura». Inaugurata dalla ministra Carfagna, seguita dalla ministra Bonetti. Poi Teresa Bellanova, Marco Bentivogli, Emma Bonino, altri. È lo specchio di aperture possibili? Italia viva è davvero capace di aggregare diverse sensibilità politiche? «Siamo di fronte a un bi-populismo pericoloso perché amico dell’immobilismo. Per spezzare questo doppio fronte è necessario cercare di mettere insieme riformisti, moderati, liberali che possano portare avanti l’agenda Draghi. La scuola di politica per i ragazzi che stanno affrontando tantissimi argomenti, tutti in chiave Sud, è un’esperienza esaltante».

Con i ragazzi avete parlato anche del ddl Zan. Che cosa succede dopo il flop in aula?
«Letta e il M5S hanno finto di voler approvare una legge contro le discriminazioni omotransfobiche. Hanno caricato a molla i sostenitori dicendo Zan o morte ma, quando hanno mandato la delegazione del Pd per provare a trovare una mediazione che non snaturasse il provvedimento, non sono nemmeno entrati nel merito, prigionieri del loro estremismo».

I nuovi equilibri fanno allontanare l’ipotesi di una pur aggiornata riedizione dell’Ulivo?
«Riedizione dell’Ulivo con chi? Con Toninelli e Di Battista? E poi i remake li vedo bene al cinema, ma la politica è un’altra cosa».

Italia viva non si sente più a suo agio nel centrosinistra?
«Il centrosinistra che vogliono mettere su non ha nulla a che fare col riformismo, pensano più ad una ridotta del grillismo populista. Sono vittime dell’incantesimo Fedez, niente pensieri lunghi, niente profondità, niente buon senso».

C’è un clima che spinge Italia viva verso il Centro?
«C’è un clima che spinge Italia Viva a essere centrale più che centrista. Credo che tutte le forze che ritengono il governo Draghi non un governo tecnico, figlio dell’emergenza, ma un governo politico che sta facendo cose buone per l’Italia a cui dare continuità, debbano trovare la forza di costruire un unico soggetto politico».

Quali nomi sono davvero ipotizzabili per il Quirinale?
«Molto prematuro parlare di nomi, posso fare un identikit. Europeista, atlantista e che raccolga il più ampio consenso in Parlamento».

Se davvero Berlusconi confermasse la sua disponibilità, quale dovrebbe essere la posizione di Italia Viva? Apertura o chiusura?
«Non cedo al totonomi e non so nemmeno se Berlusconi voglia candidarsi».

L’intesa (parrebbe) raggiunta fra Renzi e Micciché sull’ipotesi di una candidatura condivisa per il dopo Orlando a Palermo, può produrre altri effetti?
«Guardi, ora Palermo è la città delle mille bare in attesa di sepoltura, del dissesto di bilancio, dei rifiuti per strada. I nomi e le intese devono avere l’ambizione di dare centralità ad una città martoriata dalla mala gestione di Orlando. Va costruita un’alternativa con una forte discontinuità col passato, con Forza Italia ed altre forze politiche e civiche stiamo parlando di questo».

Il Pd sperava nella candidatura dell’ex ministro del Sud Provenzano, ma dice che il vice di Letta «non vuole tirare il rigore».
«Non lo tira perché non ama il confronto col popolo che dice di rappresentare. Meglio un posto al sicuro a Roma che cercare i voti tra i siciliani. Io sono cresciuto allo Zen, nei quartieri popolari di Palermo, miesono candidato con le preferenze, ho provato il gusto del confronto vero, so cosa significa, lui e tanti di quelli che ci fanno le lezioni sul “popolo”, no. È un’esperienza che gli consiglio».