Il CDM come una Fiction.

Un video di 3 minuti e 34 secondi, la Premier Giorgia Meloni cammina tra stucchi, marmo, arazzi, racconta del Decreto Legge, con quella campanellina ricorda che i suoi Ministri sono al lavoro, anche il primo maggio. Lo hanno fatto, ci hanno spiegato, per dedizione e per rispetto di chi è abituato a lavorare anche il primo maggio. Però io un medico, un poliziotto, un vigile del fuoco, che abbia sottolineato che stava lavorando nonostante fosse festa, non lho incrociato.La montagna poi ha partorito il topolino: il taglio temporaneo delle tasse di appena 2,9 mld è poca roba rispetto a quello operato dal Governo Renzi, dove furono tagliate strutturalmente le tasse per 25 mld.

Un tantino più sostanzioso, direi.

 

(S)Briciole dItalia.

Poteva accadere ma per fortuna la tragedia è stata evitata, in Calabria è venuto giù il viadotto Sila-Mare costruito nel 2014, solo appena 9 anni fa. Un pilone ha ceduto a causa delle forti piogge, il torrente si è ingrossato, sul cui letto è poggiata la struttura, e il resto lo conosciamo. Nessuna strage grazie allAnas, che aveva messo in sicurezza il luogo chiudendo larteria. Un abbraccio sincero va pure a  tutta la popolazione dellEmilia Romagna, che ha visto oltre 500 sfollati e due morti a causa di un alluvione. E sempre più spesso siamo costretti a raccontare di scuole chiuse, di treni fermi, di case che crollano, di smottamenti e di vittime. Di Protezione Civile e di Vigili del Fuoco che fanno un lavoro di straordinaria grandezza. Prima o poi ci decideremo a fare i conti, in maniera seria, con il cambiamento climatico, capiremo che non è solo responsabilità di chi ne studia i fenomeni. Impareremo che il dissesto idrogeologico va affrontato, perché il nostro Paese è sempre più fragile. Gli eventi  meteoclimatici non sono più eccezionali ma la regola, abbiamo contribuito a distruggere costruendo ovunque, in uno status di anarchia urbanistica, abbiamo cementificato i versanti, gli alvei di corsi dacqua, abbiamo consumato suolo  e abbiamo dimenticato la prevenzione.  Il Governo Renzi nel 2019 ha lasciato in dote a chi è arrivato dopoItalia Sicura”, in quella misura ci sono 11mila opere e  interventi di varia tipologia, ci sono investimenti. C’è la dimostrazione che il nostro Paese può essere messo in massima sicurezza, un nuovo modello di intervento, insomma, che lottava davvero contro il dissesto idrogeologico e contro ogni ritardo accumulato. Bisogna  ripartire proprio da Italia Sicura”.

Sicilia, più nascite e più spopolamento.

 

Il titolo racconta quello che in Sicilia sta accadendo,  il dato sulla natalità rispetto al resto d’Italia  è in controtendenza: si fanno ancora figli, i giovani però poi lasciano le città, spopolano borghi, quartieri, capoluoghi. Succede perché la crisi del lavoro spinge queste ragazze e ragazzi a lasciare l’Isola, per cercare sicurezza economica altrove, e lì restano. Penso a chi, ad esempio, ha lasciato la Sicilia per lavorare negli Usa, in Medio Oriente, in Canada, in Giappone. Diciamoci la verità, è difficile che facciano ritorno nei luoghi delle origini, magari solo per le vacanze. Gli indicatori demografici Istat, con l’ultima rilevazione ad aprile scorso, ci dicono che ci sono state più di 36 mila nuove nascite ma che la popolazione  continua a diminuire per l’emigrazione interna. Il numero è impressionante, sono oltre 31 mila  le persone che lasciano la Sicilia. A chi, erroneamente, pensa che la compensazione la fanno gli immigrati sbagliano di grosso. Chi arriva sulle coste siciliane non ha alcuna intenzione di restare e chi  decide di restare entra nel vortice delle paure dei nostri giovani: impossibilità di acquistare una casa, un lavoro sottopagato e non continuativo.  Insomma, unica certezza l’incertezza. Partirei da questo dato per provare a dare delle soluzioni, per tentare di contrastare il fenomeno: in Sicilia un giovane su 2 non lavora, 2 donne su 3 sta a casa. Nel resto del Paese le percentuali sono invertite. Ci vuole il lavoro, ben pagato, in regola, con contratti regolari. Ci vogliono adeguate politiche attive del lavoro, ci vuole la capacità per i Comuni di attrarre finanziamenti che mettano in moto i cantieri e che  si avvalgano di professionisti. Serve ridare slancio ai concorsi per implementare la pianta organica della Pubblica Amministrazione, quindi interventi economici specifici. Assicurare il lavoro, le condizioni di sviluppo dello stesso, consentire di far carriera in Sicilia, e non solo in altre regioni o all’estero, assicurerebbe la  stabilità demografica.

Più sbarchi ma la Meloni sforna Decreti.

Un anno fa, in questo periodo, Giorgia Meloni non era al governo ma a produrre video come quello di qualche giorno fa a Palazzo Chigi, dall’opposizione. E nella sua produzione cinematografica il tema dei migranti è stato sempre centrale e la parola “invasione” ancora di più. 

“Arrivano da tutte le parti e il governo è incapace di arginare”, questo gridava contro la malcapitata Ministro dell’interno, Luciana Lamorgese. 

In quel periodo erano sbarcati in Italia esattamente 11.226 migranti. Oggi, dicevamo, Giorgia Meloni non è più all’opposizione ma al governo, produce meno video perché non può più solo gridare ma deve soprattutto fare e infatti fa: sforna decreti. 

Niente blocco navale per carità, quello è un tema da sbandierare solo quando si è all’opposizione, ma un decreto ogni due mesi sull’immigrazione ci sta. È la sua priorità, su quel tema si gioca la faccia, la credibilità. E giù contro le ong, maledette pull factors, poi giù contro gli scafisti, pene più severe e poi via la protezione speciale. E poi giù contro l’Europa perché finalmente c’è un governo che si fa rispettare, non come quell’incapace di Draghi che si faceva mettere i piedi in testa. Gira, la giostra gira e ad oggi, gli sbarchi sono 42.400. Su questi numeri va inchiodato il governo tutto il resto è fiction. E anche il Ministro dell’interno francese è meglio che stia zitto, pensi ai fatti suoi ed a darci una mano per interessare l’Europa su un tema che l’Italia da sola non può affrontare. Non alimenti la narrazione, il fumo di un governo che non trova soluzioni e distrae. Meloni e Salvini, parlateci dei 42.400 sbarchi, quattro volte di più dello scorso anno. Spiegateci a cosa sono serviti i vostri decreti, forza! Questa è la realtà, il resto è finzione.

Leopolda, dall’umiltà (decantata) alla scortesia è tutto un attimo.

La bellezza della politica è l’agorà del dibattito che si innesta con idee e valori diversi, ma nel pieno rispetto degli avversari. E’ così che ho sempre inteso il mio modo di far politica, è così che ad oggi mi relaziono con chi politicamente è da me lontano anni luce. Ed è per questo che, pur non condividendo  quasi nulla del pensiero di Elly Schelin, ne rispetto  idee ed i luoghi della sua formazione politica. Dovrebbe essere il principio ispiratore della sana dialettica, valevole per tutti, e pare, ahimè, che non sia così. Sinceramente non ho apprezzato la sua ironia sulla Leopolda che è sempre stata luogo di partecipazione democratica, di formazione, di passione e al di là delle idee che ha espresso, andrebbe comunque rispettato. Direi che la Meloni, che partecipa al congresso della Cgil, dimostra maggiore spirito democratico. Mi spiace anche che nessuno tra quelli del partito della Schlein, che negli anni hanno frequentato la Leopolda, sono intervenuti, hanno partecipato ai tavoli di elaborazione, abbia finora trovato la forza di dirle che ha sbagliato.

Dalla solitudine una scelta di amore.

“Nata stamattina, 3/5/2023, a casa. Solo io e lei come in questi nove mesi”. Non posso, ma le auguro tutto il bene e la felicità del mondo. Un bacio per sempre dalla mamma. Vi affido un pezzo importante della mia vita che sicuramente non dimenticherò mai”. In queste poche righe ci ho trovato un gesto di altruismo fortissimo, il  bene supremo per la bambina,  l’amore puro e  vero, che non stringe a sé, che non trattiene nella sofferenza e nell’angoscia ma si rinnova a vita nuova. Noemi, un fagottino di 2,9 kg, è stata affidata presso la Culla per la Vita della Croce Rossa di Bergamo, non ci può essere alcun dibattito attorno a questo gesto, perché è così intimo e personale che non ci si deve entrare nemmeno in punta di piedi. E’ una donna che merita rispetto, nel suo gesto c’è tutto l’amore e la consapevolezza di non riuscire a dare di più. C’è la solitudine di chi è rimasta sola in questi 9 mesi, di non ha avuto supporto e occhi che la abbracciassero. Le Culle per la Vita sono strumenti importanti, utilizzate poco e dovrebbero esserne collocate ancora di più su tutto il territorio nazionale, perché bisogna difendere la vita ma bisogna anche difendere l’anonimato di una scelta.

Buona vita, piccola Noemi.

Pensati pensieri…Voglio essere felice.

Simone è un ragazzo autistico, uno a cui la musica ha dato la spinta per raccontare se stesso. Anni fa la mamma, Luisa, ha lanciato sui social un grido di aiuto: suo figlio era solo, non aveva amici e l’anno scorso ha pubblicato “Ali in tasca”, la musica gli faceva compagnia, il testo venne scritto proprio dalla mamma, lei che non si è mai arresa e che è andata oltre lo sguardo di chi non vedeva niente in Simone. Ho avuto il piacere di conoscere Simone e Luisa l’anno scorso, ricordo ancora le idee raccontatomi, un vero e proprio laboratorio. Già allora mi ha colpito la determinazione di Luisa e Simone nel voler rompere quel muro di indifferenza. Ci sono riusciti. In rete oggi c’è pure il suo ultimo singolo, e questo esperimento non è solo musica ma è una città, quella di San Severo, che è diventata laboratorio di inclusione, di canto, di ballo: il sindaco ha dato l’autorizzazione all’utilizzo della piazza, che ha accolto oltre un musical con 100 ragazzi tra normodotati e diversamente abili, niente traffico in quella zona. Un coinvolgimento straordinario di una intera comunità che ha scommesso sull’inclusione e sulla condivisione. Perché lo stare insieme, vincere i pregiudizi e pensare che “insieme si può andare avanti contro vento, liberando sensazioni”, dovrebbe essere l’obiettivo di tutti noi. Grazie MagoS, la tua canzone è una iniezione piena d’amore, di grande slancio, ci dà coraggio, perché vogliamo continuare a crederci.