Il Paese chiede le Riforme Istituzionali.
Siamo stati i primi a proporre l’elezione diretta del Premier. La destra voleva il presidenzialismo, la sinistra, vi giuro, ancora non l’ho capito. Adesso la destra accetta che il Presidente della Repubblica resti arbitro ed è un passo avanti. Tuttavia molte cose non ci convincono della proposta fatta dalla Meloni e ci batteremo in Parlamento per migliorare il testo. Il progetto “Sindaco d’Italia” è diverso da quello votato in Cdm: tetto ai mandati, superamento bicameralismo, ballottaggio, sfiducia, revoca dei ministri, solo alcune delle questioni da trattare. Dare un nuovo assetto istituzionale al Paese è decisivo, lo abbiamo sempre detto, non ci lasceremo condizionare da chi, in passato, ha sempre detto di no a prescindere, a destra come a sinistra.
Meloni e l’Albania.
Questo accordo con l’Albania, più che una “deportazione”, è una misura propagandistica, inefficace e costosa. Come il grossissimo delle misure del Governo Meloni d’altronde.
Spenderemo una barca di soldi dei contribuenti italiani, per realizzare e gestire due centri fuori dal nostro Paese e ammesso che le procedure previste nell’accordo siano legittime, una volta accertata la richiesta di diritto di asilo, se accolta riporteremo il migrante in Italia, se respinta e non riusciremo a rimpatriarlo, come accade spessissimo per mancanza di accordi con i Paesi di provenienza, lo riporteremo comunque in Italia.
Quindi? Di che stiamo parlando? Solo di fumo.
I ragazzi del “fare”.
Jacopo, Daniele, Taddeo, Nicolò, Samantah, Sara, Marco, Davide, Brian, Fabio, Manuela, Kevin, ma insieme a loro ci sono tanti altri ragazzi giovanissimi. Hanno dai 14 ai 20 anni, spalano il fango in Toscana , non si sono fermati un attimo, accanto ai loro nonni, con secchi e pale, con stivaloni di gomma e guanti.
Hanno il viso imbrattato di fango ma continuano a spalare, è la migliore gioventù che aiuta il prossimo, la risposta a chi trascorre il tempo ad accusare questa generazione di essere solo viziati, di non volere fare nulla, di amare la bella vita. Hanno dimostrato che di fronte le avversità si sanno sbracciare e mettersi al lavoro. Aiutare senza chiedere niente, si chiama solidarietà, sono ragazzi italiani che insieme a ragazzi cinesi, nati in Italia e con doppia nazionalità, sono partiti da Firenze e hanno messo in moto una catena umana meravigliosa.
Magnifici tutti. Un abbraccio a tutta la Toscana, non siete soli.
Italia Sicura, subito!
Nel 2014 nasceva Italia Sicura, la Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche. Nel 2018 il Governo Conte l’ha praticamente smantellata. Oggi c’è l’imperativa necessità di rimetterla in piedi, il cambiamento climatico lo si combatte anche in questo modo. Il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici è fermo in un cassetto, mentre di nuovo si affronta un altro disastro in Toscana. Lavorare sulla prevenzione è possibile, ma per fare questo sono necessari investimenti e una governance forte e competente. L’Italia è un paese fragile e vulnerabile, Italia Sicura può dare delle risposte immediate.
Piano Mattei? No, Piano del nulla cosmico.
Sin dal suo insediamento Giorgia Meloni ha parlato del “Piano Mattei”. E poi ne ha riparlato, e poi ne ha parlato ancora una volta, e poi un’altra volta ancora, non c’era intervento in cui non ne parlasse. Devo dire che c’era un po’ di attesa, di curiosità, una certa suspence per capire cosa avesse in testa, qual era il progetto per l’Africa che l’Italia, “per la prima volta nella storia”, come ama dire sempre lei, rilanciata dai suoi Parlamentari, avrebbe dispiegato.
Nemmeno la cordiale telefonata con Vovan e Lexus, i comici russi scambiati per il leader dell’Unione Africana, aveva svelato il mistero sulla nostra strategia geopolitica, sulla politica energetica nella nuova terra promessa: l’Africa.
Oggi finalmente è il giorno: in Cdm il “Piano Mattei” è il primo atto all’ordine del giorno, in concomitanza con la riforma costituzionale. Poi però vai a leggere il testo e scopri che l’Africa può attendere, nemmeno oggi sarà il giorno del suo appuntamento con la storia. C’è l’elenco delle buone intenzioni, la letterina con tante belle azioni da compiere, ma di concreto c’è soltanto la costituzione dell’ennesima cabina di regia, naturalmente a Palazzo Chigi, vista la fiducia che la Premier nutre nel Ministro degli Esteri, Antonio Tajani e una nuova struttura di missione dal costo di due milioni e seicentomila euro, dove imbarcare ancora un po’ di personale politico a carico degli italiani. Nessun riferimento alle risorse da investire, alla prospettiva, all’idea che si intende percorrere.
Più che il “Piano Mattei” sembra il “Piano del nulla cosmico”.
La disfatta.
Il Centro per la Vita indipendente a Gaza era un punto di riferimento, un laboratorio che ha consentito alle persone con disabilità di vivere senza sentirsi esclusi, un’esperienza unica sulla Striscia. Viste le aree bombardate è pensabile che il Centro sia stato raso al suolo.
Di circa mille fra donne e uomini che lo frequentavano non arrivano notizie, con certezza si sa che due di loro sono morti. Muoversi in una terra bombardata è già difficilissimo, non esistono luoghi sicuri e io da quando è iniziata questa guerra assurda non riesco a non pensare alle difficoltà per le persone con disabilità e le loro famiglie. Per chi non vede, per chi non sente, per chi ha difficoltà a deambulare, per chi ha disturbi psichici, tutto sarà tremendamente più difficile. Ci sono quelli che sono rimasti intrappolati tra le mura delle proprie abitazioni che hanno scelto di restare soli e allontanare i propri bambini da casa per dare loro maggiori possibilità di sopravvivere, altri non riescono ad accedere ai centri di accoglienza perché non riescono a rispondere ai loro bisogni specifici. Altri, oltre a non trovare cibo, non trovano le medicine indispensabili per la loro sopravvivenza. È straziante pensare alle persone che grazie al Centro per la Vita indipendente avevano ritrovato speranza e buone condizioni di vita e oggi soffrono o non ci sono più.
Ospedale x Ospedale.
Non ci fermiamo, continua la nostra campagna in giro per gli ospedali, grazie alle segnalazioni che ci arrivano. Le criticità sono prevalentemente legate alla carenza di medici e di infermieri, dunque di reparti poco operativi e di Pronto Soccorso congestionati, mancando una rete di medicina del territorio, riforma di cui si parla da decenni senza mai averla messa in piedi. L’alternativa, sempre più congeniale, per i medici è andare a lavorare nel privato convenzionato, una emorragia che se non tamponata subito rischia di dissanguare il paziente in maniera definitiva.
Il sistema è compromesso. Questa settimana ho molto apprezzato le parole del commissario dell’ASP 9 della Sicilia, Vincenzo Spera, che redarguiva i deputati a lasciare la via della raccomandazione: i concorsi li devono vincere i migliori. E’ un sistema incancrenito, ma queste parole sono un mix di coraggio e di ammonimento. Non si può non essere d’accordo con il commissario Spera. C’è solo una strada giusta: il merito.
Be the first to write a comment.