Ringrazio il direttore Claudio Cerasa, per aver ospitato sul Foglio un mio pezzo sul Pnrr e la Corte dei Conti. Per ragioni di spazio non tutto è stato pubblicato, vi riporto qui la versione integrale. Ditemi che ne pensate. 👇

Fateci caso, tutte le volte che la maggioranza di Governo va in confusione, e non sa che fare, individua un soggetto su cui scaricare le responsabilità, spostando l’attenzione dell’opinione pubblica.
Naturalmente trovano sempre gli “utili idioti”, in parte dell’opposizione e della carta stampata, disponibili a seguirli in questo gioco.
Uno alza il polverone, adesso tocca alla proroga di ciò che era già previsto durante la pandemia, la sospensione del controllo concomitante della Corte dei Conti sul Pnrr e la previsione dello scudo per i dirigenti, e l’altro parla per l’ennesima volta di “deriva autoritaria”.

Il dibattito si concentra su quello, liberisti che eliminano lacci e lacciuoli contro difensori delle Istituzioni democratiche che vogliono porre un argine all’autoritarismo degli “Orbaniani d’Italia”.
Del Pnrr e degli obiettivi da centrare non frega un tubo a nessuno.

Il Governo è in ritardo sul Piano nazionale di ripresa e resilienza e, purtroppo, ogni giorno che passa emerge sempre sempre più chiaramente che non sanno dove mettere le mani. E non c’entrano nulla né la Corte dei Conti né il mancato scudo per i dirigenti. Il Pd ed il M5S, che hanno con noi e parte dell’attuale maggioranza introdotto le deroghe durante la pandemia, sono poco credibili e adesso gridano allo scandalo.
La pandemia era un’emergenza quanto lo è spendere la più grossa mole di risorse economiche previste per il nostro Paese entro il 2026. Naturalmente nel più comico dei giochi degli specchi, come ci ha fatto notare il bravo Valentini sul Foglio, nel 2021, Fazzolari e Fdi, allora all’opposizione, proponevano, in un ddl, “il rafforzamento del controllo concomitante” e addirittura “l’introduzione dello sviluppo della funzione consultiva, complementare a quella di controllo”, da parte della Corte dei Conti.
Una sorta di partecipazione, della magistratura contabile al processo amministrativo, addirittura una cogestione.
Una follia in contrasto con la Costituzione ed il principio di separazione dei poteri. Naturalmente tutto questo fumo ci distrae e non ci fa accorgere della totale mancanza dell’arrosto che è esattamente l’obiettivo della Meloni.

Continuando col buon arrosto, ci hanno voluto far credere che il Pnrr era irrealizzabile perché metteva troppa carne al fuoco e che ci saremmo indebitati per progetti che non servono al Paese. È una balla, i finanziamenti del Pnrr sono per una parte a fondo perduto e di quelli a debito meno della metà sono per nuovi progetti. Gli altri progetti, erano già previsti ed il debito sarebbe comunque stato contratto, col Pnrr avremo tassi di interesse agevolati. Per questo il Pnrr è una grande opportunità per il nostro Paese.
Quanta faccia tosta tra i “sovranisti de’ noantri”, prima dicevano che l’Europa ci dava poca acqua e ci faceva morire assetati, adesso che ce ne da troppa per farci morire annegati. Dovremmo invece tirarci su le maniche, testa bassa, lavoro, e spendere bene tutto quello che potrà essere speso. Laddove emergeranno difficoltà sono certo che la Commissione Europea sosterà l’Italia, come ha sempre fatto in passato per i fondi strutturali. Ne avremmo ricevuti veramente pochi se in passato ci fosse stato un rigidissimo rispetto delle regole d’ingaggio, ma per nostra fortuna non è mai stato così.
E a nulla servono i “ricattucci” sulla mancata ratifica del Mes, se non a far perdere credibilità al nostro Paese, così come mettere in dubbio l’utilizzo di risorse che chiedevamo a gran voce durante la pandemia. Che memoria corta abbiamo in Italia.

Il Governo la smetta di mistificare, cercare scuse e scaricare responsabilità, siamo molto preoccupati, perché mentre loro giocano “alla politica” la terza rata non è ancora arrivata e sulla quarta siamo in forte ritardo. Sono già passati nove mesi, è finito il tempo del “noi siamo appena arrivati, la colpa è di chi c’era prima”. Prima di Meloni c’era Draghi, non un pivello qualunque. Ha fatto il suo lavoro finché è toccato a lui ed ha passato la palla quando il suo Governo è stato mandato a casa. Adesso Fitto ed il Governo la smettano di fare melina, di cercare alibi e sporcare comunicativamente ciò che invece è la più imponente opportunità per il nostro Paese.

Vengano in Parlamento non per esporci l’inutile “trattato dei cacadubbi”, come accaduto finora, ma per dirci esattamente cosa non funziona, cosa c’è da cambiare, come si stanno mettendo in comunicazione i fondi del Pnrr con quelli del Fondo di sviluppo e coesione e con i fondi comunitari, se si stanno rispettando le percentuali di distribuzione territoriali previsti, perché sono stati bloccati i trasferimenti alle regioni, anche laddove le risorse potevano essere immediatamente spese e perché, se cambia qualcosa sulle missioni e cosa, se si sta estendendo l’investimento su “Indistria 4.0” e come.

Noi da riformisti, quelli pragmatici, quelli che si occupano dell’arrosto e non del fumo, una mano la daremmo volentieri.
Il tempo passa ed il sentiero si fa sempre più stretto, giocare con i destini del Paese non è divertente. Noi ci siamo.