Senatore Faraone, le polemiche per il sevizio di Report su Renzi che parla con il dirigente dei servizi segreti Mancini hanno riaperto il dibattito sui rapporti tra politica e giornalismo. Cosa c’è di vero in quel video? 

“L’unica cosa vera che c’è in quel servizio ed è la cosa che deve farci riflettere tutti è il confine sempre più labile tra fiction e giornalismo. Ranucci ha scritto un bel soggetto per una serie tv: ci sono un parlamentare e un funzionario dello Stato che per sceneggiare un po’ chiameremo 007 o spia. Poi c’è la “cittadina curiosa”, elemento chiave di questo plot: una non meglio identificata “prof’ col papà che si sente poco bene, che pensa di intrattenersi girando un video di 40 minuti perché la sua attenzione viene catturata da un individuo “losco ed elegante”, e come potrebbe mai essere definita una spia? Sempre casualmente la cittadina nota che l’individuo sospetto stava aspettando di incontrare Renzi e dunque riprende tutto, gira tutto con un telefonino da James Bond che è anche in grado di catturare le voci dai finestrini chiusi e persino di verificare, forse con l’ausilio di un drone, la direzione delle due auto, una volta concluso l’incontro. Guardi, una pagina di giornalismo televisivo più bassa di quella andata in onda ieri sera, con Ranucci che alla fine chiude adombrando un circuito di «relazioni che credevamo scomparse da tempo» è davvero vergognosa”. 

Si è arrivati a ipotizzare che Report paghi le sue fonti, con relativa smentita di Ranucci, ma intanto avete presentato un’interrogazione parlamentare, perché? 

“A prescindere dal pagamento delle fonti a me preoccupa un paese che non si indigna se un senatore, a qualunque partito appartenga, è pedinato. Che non si indigna se un docente universitario dice che a Craxi non andavano tirate soltanto le monetine ma andava proprio ucciso. Che non si indigna per quello che sta succedendo al Csm e sui dossier che passano di mano in mano, dalla procura, a Davigo, alle redazioni dei giornali. Che non si indigna quando Montanari dice che Draghi è come Bolsonaro. E poi segue le fesserie di Report dandogli dignità di servizio giornalistico e non spazzatura. Mi manca tanto Report della Gabanelli sinceramente, quella sì che era una trasmissione seria”. 

Nella puntata Renzi dice di non aver messo bocca sui servizi segreti perché compiti di Conte, che ha deciso di tenersi la delega. Perché Italia Viva non ha insistito ancor di più perché Conte la cedesse? 

“Sta dicendo che non abbiamo insistito abbastanza per far mollare a Conte le deleghe sulla sicurezza? Ci abbiamo fatto cadere un governo su questa ed altre gravi vicende, non può certo dire che siamo stati incoerenti. Renzi ha concesso un’ora di intervista a Report, giusto per dire che è quello che sfugge alle domande dei giornalisti, poi è stato mandato in onda quel taglia e cuci di bassa lega. Per quanto riguarda la delega ai servizi noi ci siamo limitati a spingere perché Conte, come accaduto a tutti gli ex presidenti, non tenesse presso di sé quella delega”. 

La puntata di Report è utile anche per capire i rapporti tra televisione e politica. I fatti Fedez-Rai come rientrano in questo contesto? 

“Diciamo che la Rai ha avuto un paio di giornate complicate: la governance va azzerata perché in meno di 48 ore ha dimostrato la sua totale incapacità. Ha censurato un artista ed ha confezionato un servizio indecente contro un politico. Nel valzer delle ipocrisie ci sta anche che coloro che hanno nominato i vertici siano gli stessi che si sono aperti il petto per difendere Fedez”. 

Pensa che, invece dell’ennesima riforma della Rai, serva un passo più coraggioso che porti alla sua privatizzazione? 

“Serve sicuramente una profondissima riforma. È un patrimonio di tutti che sta diventando invece una terra di conquista politica con tutti i vizi della maggioranza dei politici: in primis quello di non scollarsi mai dalle poltrone. Ha ragione. Evitare ipocrisie. La Rai si salva se viene liberata dal pesante controllo politico. Si può scegliere la strada della privatizzazione o si può conferire ad una fondazione indipendente. Inoltre vanno incentivati con il canone i prodotti di interesse pubblico, ovunque si trasmettano”. 

I sondaggi continuano a dare Italia viva a percentuali minime, a pochi mesi dalle amministrative e con Renzi che si cimenta in altri mestieri, ultimo quello di editorialista di Arab news. Temete che nel giro di qualche mese possa dire addio al progetto e abbandonare la nave? 

“Ma come si può considerare i sondaggi credibili quando uno trasmesso da La 7 dice che Italia Viva è all’1.7 per cento ed un altro trasmesso dalla tv pubblica, a proposito di Rai, dice che è al 4.5 per cento? A me basta sapere che Italia Viva è un progetto sano ed in grado di manifestare la sua solidità. Le nostre idee e i nostri valori si rivelano in molti casi giusti, condivisi e coerenti. Rivendichiamo l’alternanza Conte-Draghi: voglio ricordare che senza la nostra testardaggine, la nostra determinazione e la generosità che abbiamo dimostrato non avremmo adesso il generale Figliuolo che vaccina 500 mila persone al giorno ma forse staremmo ancora a discutere del colore delle primule col commissario Arcuri, e che se abbiamo un Pnrr pieno di investimenti strategici per i prossimi 5 anni lo dobbiamo ad un signore che in Europa è stimato ed apprezzato come Mario Draghi. Uno che al G20, in un’Europa con leadership storiche fragili, penso alla Merkel, può davvero fare la differenza per le future generazioni”.