Senatore Faraone, alla Regione Italia viva sta nella maggioranza?

«No, all’opposizione. Le cose non sono mutate».

Sta costruendo il Grande centro con quattro assessori della giunta Musumeci: Baglieri, Cordaro, Lagalla e Turano. Intanto però il capogruppo renziano al Senato Davide Faraone traccia le linee del futuro del suo partito: un’alleanza rivolta ai moderati che da Italia viva parta.

Come fate a stare all’opposizione di assessori con i quali state costruendo il vostro futuro?

«Lavoriamo per governare la Regione alle prossime elezioni. Il nostro compito è proporsi, non soltanto opporsi. Non abbiamo in mente un’ammucchiata, non vogliamo salvare il seggio a qualcuno: vogliamo mettere insieme tutte le forze che senza preconcetti possano lavorare insieme attorno a valori e progetti condivisi. Un appello ai liberi e forti attualizzato al nostro tempo.Guardiamo al futuro, pazienza se nel presente dovremo gestire qualche piccola contraddizione».

Secondo la vulgata, avete indicato voi Baglieri a Musumeci.

«Lo smentisco. La invito piuttosto a guardare la forza di Italia viva. Non abbiamo bisogno di assessori sottobanco: nelle tre aree metropolitane siamo il primo partito o siamo vicini a esserlo. In tutta la Sicilia ci stiamo radicando molto bene. Abbiamo parità di genere nei gruppi dirigenti e presto lanceremo anche l’organizzazione giovanile».

Per arrivare a cosa?

«Partendo da Italia viva si può costruire un’aggregazione riformista che può determinare la vittoria. Con +Europa, Udc, Azione, Coraggio Italia, Noi con l’Italia e tantissime esperienze civiche guidate da sindaci moderati stiamo costruendo un progetto che ha l’ambizione di governare Palermo e poi la Regione».

Con quali alleati? Il Pd? Forza Italia?

«Se il Pd si lascia trascinare dalla vocazione populista che nel M5S ha il volto di Marco Travaglio, siamo lontani. Se assume una linea riformista, possiamo dialogare. Con Forza Italia vedo moltissimi punti in comune, in particolare su garantismo e temi economici. È incomprensibile non stare insieme, vedrei anche loro nel soggetto politico che stiamo costruendo».

E Giancarlo Cancelleri?

«Vale lo stesso ragionamento fatto per il Pd. Con lui abbiamo fatto un percorso sul decreto semplificazioni, un provvedimento innovativo che azzera la burocrazia. Sul Ponte ha assunto posizioni serie. Le scuse di Luigi Di Maio sul giustizialismo sono lodevoli. Se l’impostazione è questa, si può ragionare. Parliamo ad esempio di impianti a bassa emissione per i rifiuti».

Per brevità: termovalorizzatori.

«Ci sono tanti tipi di impianti. Ciò che conta è che si possono tenere le strade pulite e produrre energia tagliando i costi per i siciliani, invece di pagare tasse più alte per servizi peggiori».

Parliamo di nomi.

«Costruiamo il percorso, poi le alleanze, infine i candidati».

A Palermo è in campo Francesco Scoma. Ha la sua benedizione?

«Francesco è un amico anzitutto, è una persona seria e autorevole. Ha svolto ruoli di grandissima responsabilità. Ha tutte le carte in regola. Lui stesso però sa che davanti a tutto c’è il percorso politico».

E Faraone alla presidenza della Regione?

«Il ragionamento vale per tutti. Sono impegnato in ambito nazionale per far emergere i temi del Sud. Qui lavoro per costruire questo spazio politico: Palermo prima e la Sicilia poi sono un laboratorio da esportare alle Politiche».

Porte chiuse ai sovranisti?

«Il governo Draghi sta portando grandi cambiamenti. Sovranisti e populisti sono ridotti al lumicino».

Lega, Fratelli d’Italia e M5S sono tre dei primi quattro partiti.

«Di Maio che si scusa e Salvini che cerca l’accordo con Forza Italia e pensa di aderire al Ppe sono sintomi. Populismo e sovranismo si ridurranno a elementi di decoro».

Non eluda la domanda. Apre alla Lega?

«Non eludo, faccio un ragionamento. La Lega ha avuto responsabilità nella nascita del governo Draghi. Poteva fare come Fdi. Il passaggio del Quirinale sarà decisivo. Io credo che dopo ci sarà un big bang nel sistema politico italiano. Si potrà ragionare su partiti e coalizioni nuove. Intanto se a Roma si può governare con Giorgetti, Garavaglia o Stefani, credo che questo sforzo si possa fare anche in una città in crisi come Palermo».

Orlando dice che non si dimetterà: lo sfiduciate?

«Le dimissioni sono affar suo. Ha perso la bussola, non capisce più cos’è utile per Palermo. Serviva la squadra dei migliori per questo anno e mezzo decisivo per il Pnrr, lui invece ha deciso di trascinarsi stancamente sino a fine mandato».

La rottura non è definitiva?

«Abbiamo rotto su una visione di prospettiva. Si è ghettizzato sull’ideologia della sinistra radicale. Per le sfide postpandemiche sarebbe stato necessario fare altro. “Vogliono fare il governo con la Lega”, ha detto. Noi gli avevamo suggerito di fare il governo dei migliori. Ha scelto di restare coi peggiori».