Con una pattuglia di quarantatré parlamentari e un leader abile nelle manovre di palazzo come Matteo Renzi, Italia viva ha tutto per essere decisiva nella scelta del successore di Mattarella. Sempre ammesso, s’intende, che la squadra non perda pezzi. Rischio che Davide Faraone, capo dei senatori di Italia viva, non vede. «Non sono preoccupato per noi, come non lo ero quando facemmo cadere il Conte 2 per insediare Draghi. A chi sparge veleni e ci dà di nuovo per morti, dico che ora come allora siamo sempre qui. Sono preoccupato perché noto uno sfilacciamento etico delle forze politiche. Ciò che stanno facendo a Renzi dovrebbe far insorgere tutti. La pubblicazione degli atti dell’inchiesta Open è una barbarie». 

E invece, soprattutto nel Pd e tra i Cinque Stelle, gongolano. Si aspettava qualcosa di diverso? 

«Sono in gioco i principi dello stato di diritto. Nella politica è in atto una pericolosa tendenza al ribasso, mi sarei aspettato una generalizzata alzata di scudi, invece troppi silenzi. Ma quando la politica tace sugli abusi di potere della magistratura e del giornalismo, significa che ha abdicato al proprio ruolo. Noi continueremo a dare rappresentanza a chi crede nei valori del garantismo, delle libertà e dei diritti». 

Lei parla di stato di diritto, senatore, ma e troppo esperto per non sapere che la posta in gioco è un’altra. 

«Certo, la ratio di tutta questa storia mi è chiarissima: i nostri voti sono decisivi per l’elezione del prossimo capo dello Stato e dunque cercano in tutti i modi di indebolirci. Lo ha detto bene Carlo Calenda, cui va riconosciuta la virtù della parresia, della verità senza omissioni, che nella cultura cattolica sono addirittura un peccato». 

Ma esiste ancora un filo che vi lega al Pd? L’accordo con le forze progressiste è la vostra prima opzione per il Quirinale oppure guarderete solo al candidato, e destra e sinistra pari sono per voi?

«Con Draghi al posto di Conte abbiamo messo in sicurezza il Paese, dotandolo di un governo all`altezza della situazione. Il nostro schema per il Quirinale sarà lo stesso che abbiamo usato in quell’occasione, senza pensare agli accordi di parte o a vincoli: per noi vale la regola della persona giusta nel posto giusto al momento opportuno, non l’alleanza che la propone. Ci interessa solo che il successore di Mattarella porti avanti i suoi stessi valori: europeismo, atlantismo, rispetto dei principi costituzionali». 

Matteo Salvini sembra rivolgersi soprattutto a voi, quando invoca «un presidente che non sia proprietà del Pd, ma rappresenti tutti». Su queste basi è possibile un’intesa con i partiti di centrodestra? 

«Quanto più larga sarà l’intesa, tanto più prevarrà il bene del Paese. I numeri tra i grandi elettori sono così incerti che non permetteranno a nessun partito, a nessuna coalizione, alcuna indicazione “proprietaria”». 

Previsioni? 

«Non ne faccio, anche perché vedo peones interessati unicamente al loro destino personale. Temo che assisteremo a scene da suk simili a quelle che già si erano manifestate durante la fiducia che ha mandato a casa il Conte 2. Le veline velenose sulle uscite dei parlamentari da Italia Viva spiegano bene quali sono i mezzi che saranno usati».

Si aspettava tanta resistenza nel Pd verso l’alleanza coi Cinque Stelle e l’entrata del M5S nella famiglia europea dei socialisti? 

«I grillini, dopo essere stati con i gilet gialli e con Farage, chiedono ora un passaggio al Pse. E Letta acconsente. Bersani e D’Alema partecipano alle Agorà democratiche, i Provenzano ed i Furfaro spadroneggiano. Le Sardine hanno messo le tende al Nazareno. Qualcuno nel Pd ha ancora dubbi sulla direzione che sta prendendo il partito? Noi lo sapevamo, per questo abbiamo fatto altre scelte. Ma più loro si allontanano dal riformismo, più si apre un’autostrada davanti a noi». 

Pure lei crede che il M5S esploderà in mille pezzi prima delle elezioni politiche? 

«I grillini sono già in dissoluzione, vivono una profonda crisi interna causata dalla leadership di Conte, inadeguata, e dal fallimento delle loro idee. Sono esplosi quando hanno perso coerenza e presupposta superiorità morale: chiedevano i voti contro quella che chiamavano “casta” e adesso sono loro “casta”». 

Calenda ha lasciato il gruppo europeo dei Socialisti per entrare in quello in cui siete voi, Renew Europe. Potrebbe essere l’inizio di un’alleanza, se non fosse che il leader di Azione, dal giorno dopo il ballottaggio romano, ha iniziato ad attaccare Renzi. 

«Guardo al lato positivo: che Calenda abbia aderito al gruppo Renew Europe è un’ottima notizia. In Europa il quadro si semplifica ed abbiamo il dovere di semplificarlo anche in Italia. Liberali e riformisti, gli stessi che rappresentano la spina dorsale del governo Draghi, devono collaborare. Inizierei con Bonino, Calenda e Renzi e poi vedrete come il polo dei riformisti diventerà sempre più attrattivo. In tanti, nei due poli, non vogliono morire né populisti, né sovranisti».