Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva al Senato, spiega che «il governo ha sbagliato ad accodarsi alla Germania nella decisione di fermare il vaccino AstraZeneca» e ritiene che Enrico Letta «avrà il compito di riportare il Pd nell’alveo del riformismo». 

Senatore Faraone, oggi l`Ema dovrebbe dare un nuovo via libera alle somministrazioni di Astrazeneca dopo lo stop di due giorni. Si riuscirà a ristabilire la fiducia nei confronti dei cittadini? 

“Si deve riuscire a ristabilire la fiducia nella scienza ed è necessario farlo nel più breve tempo possibile. Mi lasci dire una cosa chiaramente: il governo ha sbagliato ad accodarsi alla Germania nella decisione di fermare il vaccino AstraZeneca. Questo stop ha generato danni non solo dal punto di vista del piano vaccinale, che si è arrestato, ma da quello ben più grave della tenuta psicologica: guardare con diffidenza alla scienza è la principale conseguenza negativa di una decisione che non andava presa nei termini che abbiamo visto. L’Europa è il continente con più decessi al mondo e al contempo con più ritardi sui vaccini, mentre altri paesi, come Israele, sono tornati a vivere. La scienza è qualcosa di cui fidarsi sempre, la superficialità sta in chi ha fermato la vaccinazione. I vaccini sono l’unica strada per il ritorno alla normalità: abbiamo stanziato risorse per 32 miliardi e almeno altri 20 ne occorreranno per ristorare le perdite. L’Italia non si può permettere ulteriori danni economici che, quelli si, porterebbero le persone alla disperazione. 

Una prima stoccata al governo dunque. Cosa è andato storto secondo lei nella comunicazione di questo stop, anche a livello europeo? 

“L’Ema è un’agenzia europea e come tale le sue indicazioni andrebbero seguite da tutti gli Stati membri, non capisco perché singoli paesi come la Germania hanno innescato lo stop in modo autonomo. Tanto meno lo comprendo per il nostro che non ha il debito pubblico tedesco e non può permettersi rallentamenti. Le notizie dei decessi sospetti nel nostro Paese si sono dimostrate prive di qualunque nesso di causalità: di fronte allo 0,006 per cento di casi abbiamo fermato tutto”. 

Ora, come lei ha detto, occorre recuperare, facendo una grande chiarezza di informazione e veicolando da ora in poi i messaggi giusti. Il vaccino è il nostro passaporto per il ritorno ad una vita vera. Oggi Draghi sarà a Bergamo, epicentro della prima ondata, mentre ci sono ancora 500 morti al giorno. Cosa si può fare ancora per invertire la rotta? 

“L’unica cosa da fare è vaccinare, vaccinare, vaccinare. Questo governo ha già compiuto passi significativi cambiando i vertici della Protezione civile e sostituendo il commissario Covid. Inoltre, aver messo in campo l’esercito garantisce una organizzazione logistica di prim’ordine. Siamo passati dalle primule ai grandi centri per le vaccinazioni, abbiamo coinvolto i medici di base, accelerando il numero dei vaccinati. Le varianti sono arrivate a complicare la situazione quando stavamo iniziando con il piede giusto. Credo che per invertire davvero la rotta siano necessarie due cose”. 

Quali? 

“Accorciare i tempi delle rilevazioni dei dati, perché purtroppo continuiamo a inseguire la curva dei contagi, e organizzare un programma di riaperture che sia preciso e ordinato e possa dare certezze a chi si è ritrovato a dover abbassare e rialzare le serrande dei negozi in modo del tutto estemporaneo. Sui dati, Italia Viva ha presentato una mozione che vede l’ingresso di nuove competenze nel Cts per la previsione dei dati scientifici. Sulla programmazione, sin dal primo lockdown abbiamo chiesto di programmare per tempo le aperture, gli stop and go repentini sono la cosa più dannosa che esista per la nostra economia e, fatto da non sottovalutare, per la tenuta psicologica delle persone. 

In che modo l’arrivo di Letta alla guida del Pd può cambiare i rapporti nel campo del centrosinistra? 

“Faccio i migliori auguri di buon lavoro a Enrico Letta, persona stimabile, che avrà il compito di riportare il Pd nell’alveo del riformismo, sacrificato sull’altare dell’alleanza strutturale con i Cinque Stelle. Vedremo adesso come si muoverà Letta: per il momento rileviamo che alla guida del maggior partito di centrosinistra c’è un segretario che sostiene il governo Draghi e non rimpiange Conte, e già è un fatto. Noi siamo pronti a parlare con tutte le forze politiche che hanno a cuore i valori liberali, del riformismo, dell’europeismo. 

Visti i problemi nella costruzione di un polo centrista, pensa che Italia Viva in futuro potrebbe partecipare a una coalizione con Pd e M5S in cui i grillini siano alleato di minoranza dei dem? 

“Difficoltà di che tipo? Io sono ottimista, il cantiere è appena aperto. Italia Viva sarà sempre dalla parte di chi vuole tornare a creare posti di lavoro e non restare nella palude dell’assistenzialismo, di chi vuole una giustizia non manettara, una macchina pubblica che funziona, diritti per chi ne ha meno, a partire dalle future generazioni e dalle donne. Le alleanze vengono dopo le idee e i progetti. 

Roma è emblema dei problemi nel campo del centrosinistra, con le candidature di Gualtieri e Calenda. Voi sostenete il secondo, ma crede sia ancora possibile trovare la quadra su un candidato unitario? 

“Non c’è ancora nemmeno una data per le Amministrative, parliamone più avanti, in questo momento concentriamoci esclusivamente a tirare fuori l’Italia dall’emergenza sanitaria ed economica”. 

Il voto sarà comunque tra settembre e ottobre. Temete di rimanere stretti nel consueto bipolarismo che va per la maggiore nei territori tra centrodestra e centrosinistra? 

“Italia Viva farà la sua campagna per le amministrative partendo dall’ascolto dei territori e verificando di volta in volta quali sono i candidati migliori per garantire un percorso saldamente riformista. Ma, ripeto, parlare di questo in un periodo di sofferenza profonda per il nostro Paese mi sembra veramente irrispettoso per gli italiani”.